Jean-Michel Basquiat ha lasciato questo mondo un pò troppo presto per quel che mi riguarda. A portarlo via fu un overdose di eroina a soli 27 anni.
Nella sua vita però, ha lasciato migliaia di testimonianze della sua visione della vita e dell’arte.
Lo scorso settembre ho avuto la fortuna (e casuale) opportunità di ritrovarmi al Guggenheim di NewYork e di poter vedere una temporanea a lui dedicata.
Avevo già visto alcune delle sue opere in giro per l’Italia e al MoMa e non mi stancano mai.
Nel 1968 fu investito mentre giocava in strada e fu costretto a trascorrere molto tempo in ospedale. La madre (appassionata d’arte) per passare il tempo gli diede un libro di anatomia che insieme ai disegni anatomici di Leonardo Da Vinci fu per lui di grandissima ispirazione.
Divenne famoso durante una mostra collettiva a NY, nonostante ci fossero più di 20 artisti, fu proprio lui a distinguersi su tutti. Venne chiamato “Il Bambino Radioso”. La sua prima personale andò esaurita alla serata inaugurale e guadagnò 250.000$ con le sue opere. Negli anni successivi, JMB realizzò oltre 1.000 dipinti e 2.000 disegni, tutti pieni di carattere, di cose da dire, estremamente feroci in alcuni casi, nonostante il suo stile primitivo-infantile.
Ispirato dalla televisione, dall’hip-hop, dai videogiochi, nella maggior parte delle sue opere è presente la sua inconfondibile corona (che mi sono anche tatuato!) che funzionava da firma, anzi da tag, visto la sua provenienza dal mondo dei graffiti.
Divenne molto amico degli altri miei due “artisti del cuore”, Andy Warhol e Keith Haring, ma di loro parlerò in un’altra occasione 🙂
Il critico d’arte Hughes scrive di Basquiat come il perfetto prodotto artistico bramato dai collezionisti d’arte di quegli anni, che potesse rappresentare un essere selvaggio, un artista curioso, da scoprire. E JMB era riuscito ad interpretare quel ruolo fino in fondo, diventando così un carismatico principe dei club di Manhattan che “indossava abiti Armani macchiati di vernice, le tasche piene di banconote da 100 dollari, in giro con David Bowie e A.Warhol”.
Per un periodo uscì anche con Madonna e posò per la copertina del NewYork Times Magazine.
Insomma per esser morto a soli 27 anni, bisogna dire che ne ha vissute di esperienze e soddisfazioni.
Cosa ne dite?
E voi cosa pensate di lui?
Personalmente ho sempre amato il suo modo di esprimersi, fuori dal canone di perfezione che eravamo abituati a vedere. Il suo dipingere “primitivo” a tratti infantili e senza apparenti regole, mi ha rapito dal primo momento.
Tratti forti, pieni di rabbia voglia di “uscire” dagli schemi.
Queste sono alcune delle opere che ho avuto il piacere di vedere in una mostra temporanea al Guggenheim di NewYork lo scorso settembre.





